Scuola e scuole

A proposito del film “Gli anni e i giorni”, in diversi mi hanno chiesto quel che Paolo ha ben messo per iscritto in un commento a un mio post qualche giorno fa: ma come si fa a scrivere una sceneggiatura se non si conoscono i pareri e le risposte dei ragazzi che saranno intervistati? È vero, la difficoltà di questo nostro lavoro è tutta qui: di fatto il lavoro iniziale, il lavoro di questi mesi estivi, è stato quello di immaginare un contesto, dei quadri entro i quali orientare le domande, gli spunti, i quesiti per i ragazzi.Non è infatti possibile pensarli come attori, men che meno sviluppare una trama entro la quale condurli. No, dobbiamo aderire al vero. Ma siccome il vero può diventar noioso, con il montaggio, l’accostamento di brani, di storie diverse,la musica e qualche altra invenzione, dovremo sviluppare un plot credibile, ovvero che restituisca il senso di una scuola superiore oggi in Italia. Una scuola, perché noi non gireremo per l’Italia, ma saremo all’interno di un’unica scuola, il liceo Paolo Sarpi di Bergamo. Da qui l’altro aureo quesito: questa scuola rappresenterà le scuole dell’intero Paese? Ovvio che no, mi vien da dire al volo, le scuole italiane sono tra loro diverse e certo non sovrapponibili. Ma nello stesso tempo, sì: per quanto una e una sola, questa scuola bergamasca ha anch’essa quei ritmi, quei modi tipici di tutte le scuole d’Italia. Quelle situazioni che sono uniche, ma nello stesso tempo comuni: il diario, l’intervallo, l’interrogazione,  la pagella… In questo, pur se la scuola è e sarà una, certo scatterà l’identificazione da parte degli spettatori, o almeno così ci auguriamo. E poi abbiamo un’altra ideuzza niente male, ma questa ve la racconto un’altra volta.
 

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