Catoblepa, commenti

A proposito del mio “Catoblepa”, ricevo e pubblico questo commento di Ida, che ringrazio di cuore. [ccalz]

Il Suo invito a contattare il blog mi è arrivato giusto in tempo perché non mi venisse la tentazione di aprirlo. Così ho aspettato fino ad oggi, poi sono andata a curiosare: il racconto c’era per intero, anche se a tappe. Copio i testi uno dietro l’altro, esco,  apro word, incollo, tolgo le parti che non c’entrano, stampo e leggo. Anzi, prima mi sono preparata un caffè (con panna, lo confesso) e poi mi sono sistemata in poltrona, con occhiali e fogli. Le interruzioni le ho stabilite io man mano, per sorridere e memorizzarela scena o la battuta.

Devo dire la verità: quello descritto nel racconto è un mondo che non mi appartiene, non lo conosco e non mi attira proprio per niente. Questione di generazioni o di interessi…
Però mi ha divertito lo svolgersi dei pensieri e degli intrecci, anche se mi convince ben poco che una donna capace di definirsi “un cesso” possa essere così lontana dalla verità. Di solito la mentalità femminile non tende ad un’umiltà eccessiva!
E mi ha sorpreso soprattutto che un bellone come quello che si presenta alla fine, non metta la propria vera foto per non diventare“uomo oggetto”. Sarà…
Al di là di queste sottigliezze, mi è sembrato dipercepire anche un bel po’ di frecciatine scagliate contro un certo mondo maschile che diventa sempre più fatuo, e forse anche contro questo stile di comunicazione che non conosco e che non mi affascina affatto.
La ringrazio di cuore, caro Claudio, per questi suoi regalini letterari: il racconto e il caffè (purtroppo con un po’ di calorie in eccesso), mi hanno concesso una pausa molto rilassante in un pomeriggio abbastanza pressato da mille incombenze.
Saluti cordialissimi, Ida

Cara Ida, le sue parole mi offrono l’occasione di tornare sul finale del racconto, che a mio avviso può essere letto in molti modi. Oltre a quanto hanno scritto altri lettori, ci starebbe pure un’interpretazione diciamo pure non prevalente, secondo cui magari l’intellettuale in questione era talmente ben educato da evitare acidi commenti o precipitose fughe : lui semplicemente galante, dunque incapace di ferire. Chi lo sa com’è veramente. Comunque l’intento di questa chiusa era quello di suscitare sorpresa e curiosità: un buon finale talvolta lo si riconosce per il punto di domanda che si disegna tra gli occhi e il naso di chi legge. [ccalz]

 

20 Commenti

  • Claudio Calzana Posted 29 Luglio 2011 13:06

    Povera ragazza, perfido Paolo: appuntamento al buio nel senso di cineforum con film sovietico! Ma è un finale che regge, visto che miscela bene la parentesi onirica con la dura realtà di un invito da dimenticare. E magari anche giusta punizione per chi aveva provato a burlarsi del catoblepa sbagliato.

  • Anonymous Posted 28 Luglio 2011 23:38

    Purtroppo nel copia/incolla i corsivi delle citazioni si son persi:
    1- "che lèvati", bellissimo, è citazione di Mariangela, non ci piove, è suo.
    2- "i sogni son desideri. Di felicità." è citazione, invece, di Cenerentola, tanto per star sulle fiabe. 🙂

    Paolo G.

  • Anonymous Posted 28 Luglio 2011 21:19

    Paolo G… direi che hai strappato Il sorriso da Ponte!!!
    Beppppp

  • mariangela Posted 28 Luglio 2011 17:24

    Bello, Paolo G., bello!

    P.S. Confermo l'importanza del sedere, peraltro criterio atavico di selezione, nelle femmine. E non sto qui a specificare il perché. Ora posto un'altra cosa a commento della Subaru e capirai. :-)))

  • Anonymous Posted 28 Luglio 2011 16:38

    Ecco, questo è il mio finale. Spero possa piacere e magari al Bepz un sorriso glielo strappo… :-))
    Paolo G.

    Sarò mica, tutto d'un colpo, diventata una sventola che lèvati ce l'ho solo io? Mi viene persino il dubbio che sto sognando ad occhi aperti.
    «Dai Laura, sali».
    Il Giorgio, tipo un ispettore Coliandro da esportazione, si china un poco in avanti, ad aprirmi con gentilezza la portiera dell'auto. Un cavaliere, d'altri tempi.
    Io principessa, intanto, già che ci sono gli faccio istantanea la radiografia del didietro. Mi sa che stasera ho fatto bingo: questo qui tiene pure un sedere che mollalo. Da urlo, che neanche Tarzan con il suo bel quarto di posteriore lo batte. Della serie a noi donne, dell'uomo, interessa soprattutto che lui abbia uno sguardo sincero. E delle belle mani. Sì, ciao.
    «Giorgio, io non so se…» mi tremano anche le gambe, che a noi brutti troppa fortuna e tutta assieme, invece che godercela alla grande, ci fa solo tanto spavento.
    «Sì, dimmi, qualche problema?»
    E mentre lui dice così la portiera, tirata con forza spropositata, gli scappa di mano e mi si stampa dritta in piena faccia. Di piatto, a stendermi, come sempre nella vita mi succede. Mi ridesto all'istante: dal monitor la foto del profilo del catoblepa mi sta fissando, lo sguardo perso, bovino all'incirca. E sotto, la chat che mi chiede se per stasera allora va bene, ci si vede? Ecco, mi sembrava che c'era il trucco, stavo proprio sognando. Sì che va bene, cosa vuoi fare a quel punto, a volte i sogni son desideri. Di felicità.
    «Allora passo a prenderti e andiamo al cinema: è roba forte, preparati che è una sorpresa» sta a vedere che il pensatore errante adesso mi porta a vedere un film di quelli un po' erotici. Del resto si sa che gli intellettuali se vedono anche solo due zinne di fuori si scaldano subito.
    «Roba forte?» io digito, per capire che aria tira da quelle parti.
    «Vedrai che libidine».
    «Cioè, esattamente?» vado a fondo, fammi capire se gli ho preso bene e se è solo un fissato.
    «Guarda Laura, d'accordo, te lo anticipo: è cinema russo».
    «Russo, è molto spinto?»
    «Spinto? Ma no, è russo, anzi sovietico, dell'avanguardia del primo dopoguerra. Muto. In bianco e nero. Una vera chicca, tutta per noi».

  • mariangela Posted 28 Luglio 2011 16:02

    Grazie, troppo onore! E in quanto agli estremi più facili da dire, hai ragione. Mi hai dato di che riflettere.

  • Claudio Calzana Posted 28 Luglio 2011 13:48

    Tra la lingerie e l'orso Yoghi corre una gran bella differenza, cara Mariangela. Ci stanno pure le vie di mezzo, che in molti casi sono quelle che la letteratura snobba, visto che scrivendo si preferisce la redditizia maniera al tipo reale, ben più sfuggente anche se vero. Fatto sta che archvio il tuo finale con soddisfazione, è uno dei possibili esiti, che sono a rigore infiniti, ovvero multipli.

  • Claudio Calzana Posted 28 Luglio 2011 10:50

    Eccome che si può, carissimo Paolo. E si può anche provare ad andare avanti, raccontare quel che segue, anche per esteso. Da un racconto ne gemmano altri, perché no? Un bell'esempio di produzione in rete condivisa.

  • Anonymous Posted 28 Luglio 2011 10:08

    Ispirato dal perfetto calzaniano "che levati" di Mariangela, mi sto intrigando a metter giù anche il mio piccolo piccolo, di finale. Si può, Claudio, provare indegnamente a farlo tutto in stile? :-))

    Paolo G.

  • mariangela Posted 27 Luglio 2011 22:30

    Al ristorante comincia a raccontare la sua vita. Pare sia la regola, al primo incontro.

    Due matrimoni andati a puttane con donne belle, ma – come dire – irrequiete. Lui, il catoblepa fascinoso, era troppo impegnato con le sue scartoffie per accorgersi delle lingerie rosa cipria che ogni sera svolazzavano sul suo testone chino. Il profumo di donna era coperto dall’odore della carta stampata o, forse, le sue narici non sapevano sentirlo.

    Finché, una mattina – ché l’altra mattina della seconda moglie era stata la stessa cosa – si accorge che il letto è vuoto e la lingerie arrotolata è ficcata dentro le sue mutande, come a dirgli: ‹‹Pappapero!›› Ora sta cercando un approdo sicuro. Una bellezza discreta. La calma dopo tanta irrequietezza.

    Addentando un tocchetto di patata un po’ troppo croccante – ahi, la lingua! – mi chiedo: ‹‹Ma il mio pigiama di flanella doppio strato, zip antifreddo e orso Yoghi stampato sulla schiena, dentro le sue mutande dirà la stessa cosa?››

  • mariangela Posted 27 Luglio 2011 22:00

    Oddio, la Subaru azzurra assurdo ha la tappezzeria dei sedili con stampati minuti cuoricini gialli. Profumo dolciastro incastrato nel bocchettone dell'aria; poggiatesta Ikea per cervicali incombenti.

    Quando con voce soave e dopo avermi detto: ‹‹Che bella nuance di colore di capelli hai››, mi chiede: ‹‹Da quale parrucchiere vai?›› decido che forse è il caso di inventarmi una scusa per farmi riportare alla mia auto.

  • mariangela Posted 27 Luglio 2011 21:43

    Hai ragione, Ida. Il racconto di Claudio finisce quando comincia. Ed è questo che stuzzica l'immaginazione…

  • Ida Posted 27 Luglio 2011 21:24

    Caro Claudio,
    nel "Catoblepa" il suo stile lo si riconosce benissimo per la fluidità colloquiale, anche se non ha il fascino della ricerca linguistica de "Il sorriso del conte". Ha più il carattere di un'argomentazione interiore detta ad alta voce, ed è godibile proprio per questo. Se la si prende troppo sul serio, perde il profumo della spontaneità e i giochi si chiudono subito.
    QUanto al finale, sono certa che sia assolutamente aperto a diverse opzioni: ciascuno può davvero immaginare quello che vuole, per quelle due anime belle che si avviano verso la macchina di lui… E questa, da parte Sua, è stata una scelta veramente magistrale: la scena non rimane statica come lo era stata fino ad allora con il computer davanti al naso, né sfuma nel banale 'lieto fine', ma si mette in movimento proprio in quel momento. I due vanno…

  • Claudio Calzana Posted 27 Luglio 2011 21:20

    Concordo con Beppe, "una gnocca che levati" è mirabile e adeguato. Attendo altri finali e spunti, che mi sto divertendo un sacco e una sporta.

  • Anonymous Posted 27 Luglio 2011 20:52

    Mariangela… perdona il plagio… giuro che non ricordavo! Una gnocca che levati… questa è fenomenale.. plagerò anche qui, è ovvio!
    Beppe Cartacarbone Candiago

  • mariangela Posted 27 Luglio 2011 16:51

    Oppure, la solfa dei complimenti prosegue fino a che lei, quasi quasi, si convince di essere una gnocca che levati. Al ristorante, alla grande. Cena chic e addirittura champagne per brindare all’incontro fortunato, quello che un futuro senza di te non è futuro.

    Arriva il conto e: ‹‹fanno 120 a testa, Laura. La mancia lasciala tu, ché io non ho monete››

  • mariangela Posted 27 Luglio 2011 16:39

    Beps, ti accuserò di plagio. Quel finale l'ho già scritto io!

    Però, ti dirò, il fatto che già siamo in due a pensarla allo stesso modo mi preoccupa. Tutti gli uomini hanno in mente la stessa cosa, signora mia!

  • Claudio Calzana Posted 27 Luglio 2011 11:14

    Non solo consento ma perfino esigo che i lettori suggeriscano i loro finali, ovvero variazioni sul tema catoblepico. Quindi fatevi avanti, che c'è posto.

  • Anonymous Posted 27 Luglio 2011 11:09

    Bella idea Beps… un po' come al liceo, con il caro prof di filosofia e storia io OSO, già sapendo che ogni conseguenza sarà giusta perché "oggettivamente stabilita" (Claudius dixit!).

    Ecco come va a finire per me: l'uomo è galante, gentile, attira la cessona in qualche motel e, per così dire, aggiunge una tacca al calcio del suo fucile! Gli uomini son tutti uguali!!!

    Beps

  • Anonymous Posted 27 Luglio 2011 11:07

    E' un finale ma non in senso stretto. E' un finale che non chiude, anzi! E devo dire che suona molto bene… l'interpretazione suggerita dall'autore è una delle molte. Perché non lasciare ai Tuoi cari ed affezionati bloggers la possibilità di postare la loro idea su come… va a finire? Non so se ad un autore può interessare (o far piacere) che qualcuno aggiunga qualcosa al suo lavoro… che ne dici/dite?
    Beps

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